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9 Agosto 2023
Emozioni in Bicicletta a Lugano: Un Fine Settimana Vintage e Moderno
22 Aprile 2024
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La Belvedere non tradisce le aspettative

Un'altra edizione da ricordare

Come vorrei avere in questo momento il dono di una fluente scrittura per poter trasformare istantaneamente in parole i fotogrammi delle emozioni che mi ha lasciato questa settima edizione della Belvedere. Da qualche anno mi sono assunto l’onere di riassumere in un concentrato di parole le sensazioni vissute da chi ha partecipato a questa bella pedalata in bicicletta.

Per quel che riguarda questa edizione potrei semplicemente limitarmi a riadattare il testo e i superlativi utilizzati gli scorsi anni, ma dopo aver guardato il servizio andato in onda domenica sera durante il Quotidiano della RSI ho pensato di dedicare qualche riga ad una persona che ad ogni edizione ha saputo emozionare partecipanti ed organizzatori. La giornalista ha saputo scovare tra i ciclisti della ciclostorica l’indiscusso protagonista: Angelo Cogliati, classe 1938, da Lainate. Inizia l’intervista precisando che alla Belvedere è “sempre venuto giù e tornato a casa in bicicletta” ma che quest’anno l’hanno portato in auto (andata e ritorno in bici sarebbero stati 80 km + 44 km di Belvedere). Sicuramente in molti l’avranno notato avanzare con fatica, leggermente ingobbito sulla sua bicicletta, imprimendo ancora grande forza ad ogni colpo di pedale, oppure a piedi spingere la sua amata due ruote sulle più arcigne salite. A lui, che da ex professionista di corse ne ha disputate parecchie, non importano cibo e vino o i momenti spensierati e di allegria che si respirano ai ristori. Il suo obiettivo è di avere tutti i timbri di controllo sul road book, il librettino ricordo che attesta il regolare compimento del percorso. Molti partecipanti, non sapendo cosa farsene, forse lo avranno gettato la sera stessa ma lui no, lo custodirà con orgoglio nel cassetto dei suoi ricordi. Domenica ho pedalato con Angelo in un paio d’occasioni. Avanzava lento e, non appena la strada superava una certa pendenza o il fondo stradale volutamente ricercato sterrato o con ciottolato non gli dava più sicurezza, scendeva di sella e mi invitava a proseguire e a non preoccuparmi perché lui si sentiva bene e sarebbe giunto alla meta ad ogni costo. Mi ha confidato che era troppo vecchio per fare il percorso Epico (quello più duro e con più dislivello) ma penso che sia stata solo una mossa tattica per farmi allontanare e poter proseguire in solitaria verso il “gran premio della montagna” che in questa edizione era situato a Sagno. Infatti, in serata ho ricevuto una foto che lo ritraeva tutto felice in paese dove era posto il punto di controllo per ottenere la certificazione del percorso Epico.

L’ho ritrovato sul percorso davanti a me qualche chilometro dopo. Sicuramente mi avrà sorpassato mentre mi attardavo in uno dei numerosi ristori sul tracciato. Stava spingendo la bicicletta a piedi e dopo un breve saluto me lo sono lasciato alle spalle ed ho proseguito da solo. Ho provato però un grande senso di tristezza. Ero in località Boscherina a Novazzano, in un punto del circuito del mondiale di Mendrisio vinto da Eddy Merckx nel 1971, nel paese del compianto Renzo Quattropani, una delle anime della Belvedere. Per un momento un velo di tristezza e di nostalgia hanno accompagnato le mie pedalate: il mio pensiero è andato a persone, cose, eventi passati che mai più torneranno. E poi lui, Angelo, con la sua amata bicicletta ed il completino in lana. Mi sono detto: e se questa fosse l’ultima volta alla Belvedere? Avrò fatto bene a lasciarlo da solo con questo grande caldo che potrebbe provocare un malore? Ho atteso qualche istante e poi, vedendolo sbucare in fondo ad una stradina sterrata in mezzo ai vigneti, ho deciso di proseguire con più serenità. Questo evento ha smosso in me molti ricordi legati a luoghi e persone vissute in passato nelle zone attraversate dal percorso.

Verso le 13:00 con il termometro a 33°, attraversando la campagna ed il comune di Stabio per raggiungere il Monticello di Montalbano, due compagni di viaggio giunti dalla Valle Verzasca per pedalare faticosamente in Tandem mi fanno notare che al di fuori di qualche cicala non vi è anima viva. Effettivamente sembrava di essere tornati indietro di cent’anni quando la popolazione era concentrata in un piccolo nucleo di case e tutto attorno vi erano solo campi. La fatica della pedalata, resa ancor più spossante dal gran caldo, mi ha fatto percepire quanto doveva essere dura la vita nel secolo scorso, quando Emilio Croci Torti da Stabio (a cui abbiamo dedicato questa pedalata) oppure Luigi Ganna da Varese (primo vincitore del Giro d’Italia nel 1909), correvano in bicicletta per passione ma anche assicurarsi un piatto di minestra ed un pezzo di pane. In cima al Monticello “rientro in gruppo” e mi aggrego alla festante comitiva della Belvedere.

Anche quest’anno l’anima della Belvedere Mandricardo Capulli assieme al tracciatore dei percorsi Flavio Rusca e a tutti i responsabili dei ristori, alle guide MTB, ai volontari e agli sponsors, sono riusciti a trasmettere il loro amore per il territorio e condividerlo con gli amici ciclisti provenienti da ogni parte del mondo. Concluderei citando una frase rilasciata da Cogliati al Quotidiano mentre con fierezza e candore mostrava la sua amata bicicletta: “Io nasco su questa bicicletta e morirò su questa”. Caro Angelo, noi tutti ti auguriamo di poter pedalare in salute ancora per moltissimi anni! I più affezionati partecipanti alla Belvedere ti cercheranno al via della prossima edizione per salutarti con stima e affetto. Un sentito grazie di cuore e un arrivederci a tutti.

Andrea Bellati

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Un’altra edizione da ricordare
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